Blocco del conto corrente di Equitalia: la banca provvede a sorpresa
Pignoramento presso terzi: non c’è bisogno che la banca verifichi l’avvenuta comunicazione al debitore dell’atto di pignoramento perché il conto venga bloccato.
Equitalia può bloccare il conto corrente del contribuente prima ancora che questi lo sappia, notificando l’atto di pignoramento prima alla banca e solo in un momento successivo al diretto interessato. Con la conseguenza che, anziché venire a conoscenza del blocco con i normali metodi (ufficiale giudiziario, messo comunale o postino), il correntista potrebbe scoprirlo al momento in cui si reca al bancomat o allo sportello della propria banca per prelevare e, in quell’occasione, gli venga negato l’accesso ai propri soldi. È questa l’ammissione fatta dallo stesso Ministero dell’Economia, per bocca del proprio viceministro, il quale, rispondendo tre giorni fa a una interrogazione parlamentare, ha spiegato come la legge consenta ciò. Ma facciamo un passo indietro.
Come abbiamo già spiegato in “Equitalia pignora il conto senza comunicazione al debitore”, ogni volta che Equitalia effettua il “blocco” del conto corrente – per recuperare le somme intimate con la cartella di pagamento – deve agire non prima di 60 giorni dalla notifica della cartella stessa e, comunque, non oltre un anno. Se si muove dopo un anno è infatti tenuta a preavvertire il contribuente, inviandogli la cosiddetta intimazione di pagamento.
Il pignoramento del conto, almeno in teoria, non dovrebbe giungere all’improvviso, ma presuppone la notifica di un atto (detto appunto “atto di pignoramento”) tanto al terzo pignorato (la banca), quanto al debitore. Ma è solo la prima delle due notifiche (quella all’istituto di credito) che realizza il vero e proprio blocco delle somme: infatti, la funzione di tale comunicazione è proprio quella di imporre alla banca di non consentire al correntista prelievi di denaro. Si capisce allora come, in una astratta situazione in cui il debitore riceva la notifica dell’atto di pignoramento il giorno prima di quello della banca, potrebbe fraudolentemente recarsi al bancomat e svuotare il proprio deposito.
Senonché la legge non dice se le due notifiche debbano partire lo stesso giorno, né prescrive termini tra l’una e l’altra. Sicché, ha ammesso il viceministro, è prassi notificare l’atto di pignoramento prima alla banca e solo in un momento successivo al debitore, proprio per evitare che questi possa distrarre le somme al vincolo quando ancora l’istituto di credito non ne ha avuto notizia.
Il risultato pratico è, però, che il correntista potrebbe essere del tutto ignaro del blocco del conto (come detto, esso può intervenire in un giorno qualsiasi entro un anno dalla notifica della cartella) e, magari, scoprirlo proprio nel momento di maggior bisogno, come all’atto di pagare la bolletta della luce, pena il distacco. Neanche un’eventuale urgenza potrebbe cambiare le carte in tavola: l’acquisto di un farmaco salvavita, un viaggio per un intervento chirurgico, ecc. Non resta che farsi prestare i soldi da un familiare o da un amico. La legge, infatti, stabilisce che l’unico modo per sbloccare il conto corrente è pagare l’intero debito (ma è chiaro che se si è arrivati all’esecuzione forzata è proprio perché il contribuente non ha i soldi per farlo) oppure chiedere una dilazione di pagamento: con l’approvazione del piano di rateazione, infatti, il conto viene definitivamente sbloccato.
Certo, una preventiva notifica del pignoramento al contribuente non cambierebbe i metodi per impedire che ciò avvenga, ma se non altro consentirebbe all’interessato di agire immediatamente, per esempio depositando subito una richiesta di pagamento a rate, onde evitare che l’accesso al proprio denaro possa essergli negato di punto in bianco, proprio al momento del bisogno.